La Banca del Germoplasma a tutela del Carciofo di Montelupone


La tutela del Carciofo di Montelupone conquista un importante riconoscimento a livello scientifico venendo inserito nella selezione di varietà autoctone delle Marche che andranno a dar forma alla cosiddetta “Banca del Germoplasma”, ovvero un deposito di materiale genetico di alto interesse regionale per la preservazione della varietà biologica.
Il C.R.A, Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, ha infatti scelto di sottoporre anche il Carciofo di Montelupone al meticoloso processo di raccolta e stoccaggio di semi pronti ad essere reintrodotti in ambiente nell’eventualità di una catastrofe biologica che comporti la distruzione delle scorte degli stessi.

l’operazione di tutela del carciofo di montelupone

L’operazione, iniziata nel 2006 grazie ad una convenzione fra C.R.A., Unità di ricerca per l’orticoltura di Monsampolo e ASSAM Regione Marche, ha individuato l’Istituto di Monsampolo come sede di conservazione ex situ e di moltiplicazione del materiale genetico. Quest’ultimo è stato scelto fra le categorie di varietà autoctone, non autoctone ma presenti da almeno 50 anni o con caratteristiche tali da suscitare interesse ai fini della loro tutela all’interno del vasto e ricchissimo territorio marchigiano.
Il germoplasma è stato reperito tramite contatti con operatori del settore, ai quali si sono susseguiti numerosi sopralluoghi volti al reperimento di ulteriori informazioni storiche, di caratteristiche agronomiche, particolarità di utilizzo e diffusione sul territorio.
Ogni varietà viene poi definita come “accessione”, identificata con un numero progressivo non riproducibile e collegata ad un archivio dati contenente le informazioni reperite precedentemente, a disposizione di chi successivamente ne vorrà fare richiesta.

Conservazione e tutela del carciofo di montelupone

Ultima, ma fondamentale fase, è quella della conservazione: i semi, dopo esser stati puliti e disidratati, vengono sigillati in buste plastificate identificate dal proprio codice e collocati in appositi centri di stoccaggio a -18°, consentendone la conservazione per alcuni decenni.
Oltre al Carciofo di Montelupone, ormai simbolo delle colline dell’omonimo paese ma patrimonio dell’intero territorio, troviamo anche il Cece Quercia di Appignano, la cipolla di Suasa, il fagiolo Monachello e la Cicerchia di Serra de’ Conti: elementi che confermano, se ancora ce ne fosse bisogno, l’altissimo livello di biodiversità dell’intera regione.